Cos'è la Danza? |
Scritto da Jean Carlo Mattoni | ||||||||
lunedì 16 gennaio 2006 | ||||||||
La Danza costituisce un tipo di linguaggio particolare, perché non usa la parola come la poesia, né il suono come la musica, né tele o colori, creta o marmo come la pittura e la scultura. In un cero senso, essa è l'arte più essenziale, più "povera" di tutte, perché si esprime esclusivamente mediante il gesto del corpo. La danza è dunque un linguaggio cinesico, "movimento ritmico in una successione spazio-temporale" (C. Sachs, 1966). L'uomo ha cercato, sin dai tempi preistorici, di fissare le immagini sia attraverso la rappresentazione figurativa, pitture e incisioni presenti nelle grotte, sia attraverso la descrizione verbale. La danza si è sviluppata storicamente come una disciplina essenzialmente di tradizione "orale", basata "necessariamente" sull'apprendimento diretto delle sue tecniche e dei suoi principi, sulla trasmissione generazionale dei modi, dello stile, dei passi e delle forme e sulla memorizzazione del repertorio coreografico. Per millenni l'assenza di una precisa tradizione scritta e di strumenti adeguati per registrare il movimento, non ha permesso il costituirsi di un archivio di documenti, paragonabile a quella delle altre arti, cui lo storico della danza possa far riferimento. I documenti con i quali fino all'inizio di questo secolo è stato possibile fare una storia della danza, non hanno caratteristiche cinetiche, ma sono figurativi o letterari, i quali, anche se integrati tra di loro, mancano sempre dell'elemento specifico della danza, la percezione visiva dell'azione nella sua globalità. La danza rivaluta il corpo in funzione espressivo-comunicativa, un corpo esteticamente bello, ma anche significante. "La mimica - intesa quale muta espressione del volto - e il gesto, come significati puri dell'azione in atto, vengono assunti nel laboratorio della danza". (Cirillo S., 1981). Tutto l'uomo deve danzare e lo strumento della danza è appunto questa totalità, questa sintesi di ogni possibile parte dell'uomo, eccezion fatta per la voce. Lo strumento principale del danzatore è la sua forza di comunicazione corporea, la sua "empatia" cinesica. Per il danzatore lo spazio è azione. Il senso dello spazio si unisce così strettamente al senso del tempo, che per la danza si deve parlare di un'unica categoria percettiva. Nella danza, si agisce in uno spazio che non è individuale, né è la somma degli spazi individuali dei partecipanti, ma è uno spazio sociale, creato dall'accordo perfetto tra i singoli movimenti, in senso tecnico, ma soprattutto in senso espressivo-comunicativo. (Vignoli S., 1971) Gli antichi hanno fatto della danza un'arte di ispirazione divina e di elevazione morale e civile; ma in ogni tempo, tutti i popoli l'anno fatta elemento fondamentale della propria cultura. La danza è l'arte universale e naturale per eccellenza e, come tale, sta all'origine di tutte le arti ch'essa contiene potenzialmente; la musica, la poesia, la pantomima e, in quanto ornamento intrinseco al danzatore, la pittura. Per Jousse il linguaggio mimico-gestuale è anteriore al linguaggio parlato e la danza testimonia i tempi in cui gli uomini si servivano di tutto il corpo per esprimersi. K. Bucher ha invece trasferito l'origine della danza dal gioco al lavoro collettivo, il quale esigendo una metodica regolarità, genera il ritmo e quindi i liberi movimenti orchestici, più o meno piacevoli e controllati. Per Noverre "L'azione in materia di danza è l'arte di esprimere attraverso movimenti, gesti, fisionomie, i nostri sentimenti e le nostre passioni nell'anima degli spettatori. L'azione non è dunque altra cosa che la pantomima. Tutto deve descrivere, tutto deve parlare nel danzatore; ogni gesto, ogni atteggiamento, ogni port de bras - movimento delle braccia - deve avere un'espressione differente; la vera pantomima, in ogni genere, segue la natura in tutte le sue sfumature". (Noverre J. G., 1980)
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Ultimo aggiornamento ( mercoledì 03 maggio 2006 ) |